La tragedia di Dawson

Il 29 giugno 1913 una terribile sciagura

A Dawson morirono 39 nostri minatori

Vendevano per pochi soldi il campo, la casa, le masserizie e partivano. Salpavano per i lontani Paesi oltre oceano in cerca di un lavoro. Affrontavano un viaggio verso l’ignoto con la sola speranza di migliorare le già precarie condizioni di vita. Erano intere famiglie che dall’Appennino si spostavano per emigrare negli Stati Uniti. Le maggiori possibilità di occupazione venivano fornite dalle miniere dove la vita era dura, ma la paga poteva consentire di accantonare qualche risparmio. Nei primi anni del secolo l’emigrazione modenese raggiunse il 16% con punte del 33% nel 1913.

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La Pievepelago a stelle e strisce

In Usa per lavorare da boscaioli e minatori

Nei bar si parla con lo ‘slang’ del Frignano

Il sindaco è John Sirotti, succeduto un paio di anni fa a Fedele Ghini; il tesoriere è Bill Lolli, l’ufficio esattoriale è diretto da Judy Lolli e la sua assistente è Candy Baruffi. Tra gli assessori Ron Ori, Sam Ori, Frank Pasquesi, Margaret Ronzani, Thomas Mordini. Il direttore della Camera di Commercio è Bruno Bertucci. Fin qui nulla di particolare, l’elenco potrebbe riguardare un qualsiasi Comune della nostra provincia; in realtà, si sta parlando di Highwood, nell’Illinois: cittadina, a 45 chilometri da Chicago, di “origine” modenese. Dei suoi 5300 abitanti circa, la maggior parte sono discendenti di emigrati provenienti dal nostro Appennino, in particolare da Pievepelago e Sant’Annapelago.

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L’incredibile odissea sul piroscafo Remo

Tragico viaggio della speranza fino in Brasile

Alla fine dell’Ottocento, emigrare significava, il più delle volte, intraprendere un viaggio verso l’ignoto; attraversare l’oceano affidandosi alla precarietà dei mezzi di trasporto dell’epoca; poteva anche voler dire, senza alcun incertezza, abbandonarsi a vere e proprie odissee. Tra i viaggi più allucinanti che gli emigrati modenesi hanno dovuto affrontare c’è quello di un gruppo di famiglie della Bassa, provenienti in particolare da Disvetro e Cavezzo, che hanno dovuto superare gravi problemi nella traversata atlantica, lutti, malattie e miserie e, una volta arrivati al porto di Rio de Janeiro , una violenta epidemia scoppiata a bordo ha indotto le autorità sudamericane a vietare lo sbarco e a rispedire gli sventurati in patria. Una triste storia, della quale hanno parlato i maggiori quotidiani nazionali dell’epoca e che è giunta a noi ampiamente documentata attraverso un volumetto rintracciato nella biblioteca comunale di Mirandola.

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Porto Real, cerca Ie sue radici nella Bassa

I discendenti degli emigrati della Bassa cercano le proprie radici. Sono ormai a decine le lettere che da Porto Real arrivano al Comune di Concordia. Si tratta di persone che cercano notizie sui parenti che i loro progenitori hanno lasciato oltre un secolo fa. E’, in pratica la ricerca di collegamento con le proprie origini che non è rimasta senza risposta, tanto che il 5 maggio 1998 una nutrita delegazione, formata dal vicesindaco, da Ivo Cremonini presidente della consulta regionale per l’emigrazione e immigrazione dell’Emilia Romagna e da altri amministratori, è partita da Concordia per andare in Brasile e,incontrare per la prima volta i discendenti degli emigrati che fondarono la comunità di Porto Real, centro nel quale vivono centinaia di oriundi modenesi, che per diversi decenni non hanno però avuto contatti con i parenti italiani. Continue reading

Il grande esodo modenese di fine Ottocento

Miseria e scarsità di lavoro, la molla per andarsene

Tra le cause anche fenomeni atmosferiche avversi

Emigrare tra fine Ottocento e i primi anni del Novecento era, comunque, sempre una disperazione. Disperata era la vita che i nostri emigrati conducevano nel loro paese d’origine e disperato era il tentativo di trovare migliori condizioni altrove; come disperato era pure il cosiddetto “viaggio della speranza”, che per lo più (soprattutto per chi andava oltre oceano) si traduceva in una vera e propria odissea, sia che il viaggio fosse via mare prima, o via aereo dopo. Disperato era poi l’impatto con la nuova realtà. La statistica dell’emigrazione italiana all’estero nel 1881, confrontata con quella degli anni precedenti e con l’emigrazione avvenuta da altri Stati”, uscita a Roma nel 1882 a cura del Ministero di agricoltura, industria e commercio, sottolinea, per la provincia di Modena, quale “movente principale della emigrazione” la miseria e la scarsità di lavoro “che spinge, specialmente gli abitanti della montagna, ad uscire dal paese nella stagione invernale per trovare all’estero occupazione”.

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