Quella di Sergio Rossi è la storia di un’intera famiglia che negli anni Cinquanta è emigrata da Sant’Anna Pelago per andare negli Stati Uniti alla ricerca di lavoro e che, sulle orme di tanti altri modenesi, si è fermata ad Highwood nei pressi di Chicago. E’ una storia emblematica, fatta di difficoltà di inserimento nella nuova realtà e di abitudini e tradizioni modenesi da conservare. Per certi versi è una storia tipica nell’universo di Modenesi nel mondo.
Tra lavoro e nostalgia
Il padre di Sergio Rossi, che in Italia aveva prima fatto lo scalpellino, come nella tradizione dei nostri monti, saputo delle grandi opportunità che l’America offriva, pensò di emigrare.
Fu una decisione sofferta anche perché allora gli emigranti dovevano pagare una quota e quella relativa all’Italia, visto il boom di esodi verso il Nuovo Mondo, era particolarmente alta.
Così la prima della famiglia a partire fu la sorella maggiore di Sergio la quale, essendo nata ad Ajaccio quando la famiglia si trovava momentaneamente in Corsica, poteva usufruire della quota francese, relativamente più economica.
Solo dopo due lunghi anni l’intera famiglia – con Sergio, l’altra sorella e i genitori – poté ricongiungersi a Highwood, in Illinois.
In questo paese, composto per la maggior parte di italiani, anzi, proprio di modenesi, papà Rossi troverà facilmente lavoro.
Prima in un campo da golf poi, grazie alle sue origini di scalpellino, nel settore delle costruzioni, fino ad ottenere, insieme alla moglie, una ulteriore occupazione in una casa di cura.
Il lavoro non era più un problema, ma era comunque difficile adattarsi, soprattutto per il padre di Sergio, alla nuova vita.
«Sentiva la mancanza del ritrovo al caffè – afferma Sergio – e di tutte le abitudini che aveva a Sant’Anna. Per questo in casa si parlava sempre italiano e, cosa graditissima a tutti, si mangiava sempre all’italiana».
«Io, però, a differenza di altri miei coetanei emigrati, non ho mai parlato in dialetto perché i miei genitori parlavano sempre in italiano. Mio padre non capiva l’americano e allora stava sempre di più chiuso in casa. Guardava il pugilato alla televisione, forse perché era l’unica cosa che capiva. Mia madre invece andava anche alla scuola serale per imparare l’inglese».
La nostalgia per le montagne modenesi non lo abbandonò mai, tanto che «appena arrivato alla pensione – ricorda ancora Sergio – tornò, insieme a mia madre, al suo paese Sant’Anna Pelago e qui poté ricomprare la sua vecchia casa e godersi quegli anni, purtroppo non tanti, che gli rimanevano».
«Quando mio padre dopo due anni morì mia madre ritornò in America e, quando anche lei è morta, è stata sepolta qui, a Highland Park».
Per Sergio e le sue sorelle, più giovani e meno ancorati alle abitudini italiane, non fu invece difficile ambientarsi a Highwood, anche perché le occasioni di incontrare altri conterranei certo non mancavano.
Ne è una prova il fatto che entrambe le sorelle di Sergio Rossi si sono sposate con degli italiani e anche la moglie di Sergio, pur essendo nata in America, è, guarda caso, figlia di italiani.
L’atmosfera che negli anni’60-’70 si respirava in questo paese vicino a Chicago era un misto di orgoglio e allo stesso tempo vergogna per le origini italiane della maggior parte dei suoi abitanti. E’ lo stesso Rossi a ricordarlo.
«L’occasione di parlare italiano c’era – afferma – anche se una volta parlare italiano era considerato una vergogna».
«Non lo si insegnava nemmeno a scuola mentre ora le cose sono cambiate e molto. Adesso è un privilegio, anzi, a mia sorella molti americani dicono di non perdere l’accento che ha, perché è bellissimo».
Piccolo diario da Highwood
Riti e abitudini degli emigrati
A Sergio Rossi e alla sua famiglia non è mai mancata l’amicizia e la solidarietà degli altri emigrati.
«La gente italiana all’estero – ricordano con gratitudine – è sempre stata particolarmente affiatata: organizzava club, feste e sagre per potersi ritrovare, parlare dei vecchi tempi e cercare di superare assieme la nostalgia della terra nativa».
«L’Italia, e Modena in particolare per noi, è sempre stato il tema preferito durante questi incontri».
«Anche i pochi italiani che giungono qui adesso, sebbene abbiano meno difficoltà e siano contenti della loro nuova vita, non appena incontrano un altro italiano parlano la loro lingua madre e fanno una partita a bocce».
«Hanno una vita tranquilla, perfettamente integrata, però appena possono visitano l’Italia per ritrovare l’atmosfera di casa, per far scorta, come diciamo noi».
La stessa atmosfera che i modenesi di Highwood e della limitrofa Highland Park hanno cercato di ricreare anche nell’Illinois con tre clubs: Le Bocce Courts, La Giovane Italiae la Modenese Society.
In tutte tre queste associazioni, la maggioranza dei soci è di origine modenese.
«Per i giovani emigrati è sicuramente più facile inserirsi in un nuovo ambiente, abituarsi ad un modo di vivere diverso – ha aggiunto Sergio Rossi – ma per quelli che emigrano ad una certà età, come mio padre che aveva 50 anni, è stata dura».
«Noi dobbiamo essere riconoscenti e onorare i nostri «vecchi» emigranti, che per darci una vita migliore hanno fatto tanti sacrifici».
(25 marzo 2001)