Rita Fioresi

E’ stata una «modenese nel mondo» ed è sicura che tornerà ad esserlo, sia per motivi professionali sia perché negli Usa si è trovata molto bene. Rita Fioresi ha insegnato computer science ad Ucla, università di Los Angeles ed è stata negli States per 8 anni. Ha raccontato la sua storia perché spera che la sua esperienza possa invogliare molti giovani ad avere le stesse soddisfazioni che ha avuto lei.
Si è trasferita negli Stati Uniti a 25 anni per motivi di studio e qui ha vissuto per 8 anni. Rita Fioresi, modenese, terminata l’università ha deciso di andare in America a svolgere il dottorato post laurea.
«E’ stato il mio ragazzo – ricorda – a propormi quest’esperienza. Lui aveva conosciuto un professore americano in visita all’Università di Modena che gli aveva chiesto di andare negli USA per un periodo di specializzazione. All’inizio sono rimasta molto perplessa: fino a quel punto la mia vita era stata normalissima, l’università, gli amici, i viaggi durante le vacanze. Ho voluto pensarci molto bene come tutti dovrebbero fare prima di un passo del genere. E poi gli ho detto sì, ma ad una condizione: dopo un anno se anche solo uno di noi due avesse voluto ripensarci saremmo tornati».
In realtà la loro permanenza in America si è prolungata ben oltre il periodo del dottorato ed è stata, come Rita afferma, «bellissima ed entusiasmante».
«Oggi – continua – dopo tutto il tempo passato in America mi sentirei pronta a scrivere un Manuale per gli USA dove spiegherei come si fa ad andare a vivere negli States e, soprattutto, come si fa poi a viverci. Il problema molte volte è che chi vuole andare in America a studiare e a perfezionarsi in realtà non sa quali passi compiere e a chi rivolgersi. Mi piacerebbe molto che la mia esperienza potesse invogliare molti giovani a provarci e ad avere le stesse soddisfazioni che ho avuto io».
Fu così che, decisi a trasferirsi, Rita Fioresi e il ragazzo scoprirono anche che non si sarebbero accontentati dell’offerta del professore americano e fecero domanda nelle più prestigiose università americane: Harvard, Berkeley, MIT e molte altre.
«E’ relativamente semplice – spiega – Per prima cosa bisogna ottenere il modulo per la domanda, basta chiederlo per posta, e poi procurarsi tre lettere di presentazione da docenti italiani, meglio se ben conosciuti all’estero. A questo punto arriva la parte più impegnativa: bisogna passare in modo soddisfacente tre esami: Gre, Gre specialistico, Toefl. Per tutto questo noi abbiamo impiegato un anno, ma con diciotto mesi avremmo fatto le cose con più calma».
Fu quindi una grande fatica, alla fine della quale Rita e il fidanzato si sposarono e «proprio nello stesso periodo – ricorda Rita – è arrivata la sorpresa: mio marito era stato accettato in molte università di punta ed io in alcune. Il nostro viaggio di nozze ha toccato le due città da cui provenivano le migliori offerte: Boston e Los Angeles. Anche se sulla carta Boston era l’alternativa migliore, quando sono arrivata per la prima volta a Los Angeles l’ho subito sentita adatta a noi. A quel punto la scelta è stata facile».
E’ così che Rita Fioresi e il marito hanno preferito la California.
Armi e bagagli sono arrivati a Pasadena, una città in cui si sono sentiti subito a casa.
«A Los Angeles, come credo nel resto degli Stati Uniti, farsi degli amici è veramente facile. Probabilmente per il fatto che tutti si spostano frequentemente viene spontaneo legarsi in poco tempo. Il rovescio della medaglia è che appunto tutti si spostano forsennatamente e quindi non esistono amicizie durature».
IL RETROSCENA
Ma alla nascita del primo figlio la decisione di tornare in Italia
Rita Fioresi ha concluso il suo dottorato, in America chiamato PhD, presso l’Università di UCLA e il marito ha fatto altrettanto all’Università di Caltech.
«La mia università – ricorda – non è un giardino come Caltech, ma brulica di vita ed è la sede di un numero straordinario di iniziative culturali e dello spettacolo. Ho potuto vedere in anteprima film italiani, persino Benigni è venuto a leggere Dante per il Dipartimento di Italiano. Ho conosciuto registi ed attori, insomma è sicuramente un ambiente molto intenso».
In California Rita scoprì anche il terremoto, 7.2 gradi della Scala Richter.
«Ma – come dice lei stessa – se si vive a Los Angeles non si può avere timore del terremoto. La paura non è stata eccessiva, ma i disagi che ne seguirono sì e c’erano scosse continue, sembrava di essere in barca».
Durante il quinto anno di vita negli USA, Rita e il marito hanno messo al mondo il loro primo figlio. Da quel momento hanno iniziato a pensare ad un ritorno in Italia.
«E’stato proprio con l’arrivo dei bimbi – dice Rita – che abbiamo capito che non volevamo restare. Los Angeles ci piace ancora tantissimo, ma tra i nostri amici americani nati da genitori stranieri abbiamo visto un’alienazione culturale, uno strappo delle origini troppo forte. Non volevamo che nostro figlio crescesse americano. L’avevamo mandato in un asilo fantastico dove si era imbevuto di cultura americana, pensandoci bene abbiamo deciso di tornare».
(22 maggio 2001)