I Gavioli, una genialità di precisione
Una scienza e un’arte insieme, quella che una famiglia di Cavezzo, partendo da Modena ed emigrando a Parigi, ha perfezionato ed insegnato a tutto il mondo.
La scuola è quella dei Gavioli che portarono l’arte dell’orologeria e della meccanica di precisione in diverse parti d’Europa. Una genialità che fa parlare modenese anche gli organetti parigini dell’Ottocento.
Lodovico Gavioli nacque nel 1807 e nell’officina del padre Giacomo, che era a sua volta inventore e costruttore di macchine idrauliche respirò ed apprese i primi principi della meccanica.
A 14 anni si trasferì con il padre a Modena e a 17 era già un abile costruttore. Realizzò diversi orologi a Castelfranco, Mirandola, Modena, al Foro Boario,, nel Palazzo Comunale, con due quadranti in piazza Grande e un Piazzetta delle Ova.
Ma il suo vero capolavoro fu il Panarmonico, un monumento musicale di dimensioni rilevanti che occupava un’intera parete. Riusciva a riprodurre i suoni di un’intera orchestra e brani tratti da Verdi, Rossini, Donizetti.
L’opera commissionata da Nicolò Puccini venne ritenuta però troppo costosa e non venne acquistata. Fu invece una vera e propria ovazione il successo di pubblico e pare che più tardi l’acquisto venne compiuto da Napoleone III. Nel 1853 Lodovico Gavioli emigrò, trasferendosi a Parigi.
Nel laboratorio Gavioli di Rue d’Aligre, nel sobborgo di S. Antonine, oltre a Lodovico erano impegnati anche i figli Claudio e Anselmo che costituiscono la terza generazione di Gavioli.
Da Parigi l’azienda aprì succursali anche in Inghilterra e Germania, compiendo ancora numerosi capolavori.
Lodovico Gavioli lasciò nella capitale francese i figli e tornò a Modena nel 1970 per assistere il padre ormai novantenne.
Destino volle che anch’egli morì, proprio a Modena, tre mesi dopo la morte del padre.
(9 gennaio 2001)