Nei suoi sogni di bambino c’era l’avventura. Crescendo Gino Venturelli, 37 anni originario di Pavullo, ha cercato di avverarli. Dal 1997 è a Santillo in Messico in una zona industrializzata al confine col Texas. E’ manager in una ceramica ma non crede di potersi considerare “arrivato”.
“Ho ancora molto da conoscere – dice Gino Venturelli – e non so fino a quando durerà l’esperienza messicana. Devo dire però che mi sta dando molto, sia dal punto di vista professionale che umano”. Gino Venturelli è un eclettico, sempre alla ricerca di nuovo stimoli e nuovi obiettivi da raggiungere e di nuove sfide per migliorare se stesso, che si entusiasma allo stesso modo di fronte all’alta tecnologia o alla creatività.
La sua è una vita piena di interessi e al suo fianco c’è sempre perennemente, un po’ ombra, un po’ musa ispiratrice, la moglie Maria Grazia De Simoni, anch’ella modenese.
“Sono arrivato all’esperienza messicana nel 1997, dopo anni di attività in Italia, nel settore ceramico nel comprensorio di Sassuolo – racconta Gino Venturelli – ma in realtà l’idea di vivere all’estero mi ha sempre attirato, anche perché alcuni miei parenti, sia per parte di padre che per parte di madre, sono attualmente emigrati in Australia e in Svizzera.
E proprio dall’Australia il 37enne di Pavullo ha iniziato a vivere la sua avventura, tanti anni fa. “Terminato il liceo scientifico – racconta – sono andato in Australia, presso gli zii, per imparare la lingua. Sono rimasto là sei mesi e devo dire che l’inglese l’ho imparato bene”. Tornato a casa era tempo di militare e Gino Venturelli, anche in questo caso, non si è rassegnato ad un semplice servizio di leva. Entrato come Auc, allievo ufficiale di complemento nell’artiglieria contraerea, si è congedato con il grado di tenente e nel frattempo era entrato nel gruppo sportivo militare come pentatleta. Anche per lo sport c’è una tradizione di famiglia: il padre Silvano è insegnante di educazione fisica ed ha fatto andare di corsa metà dei pavullesi; la zia è stata campionessa italiana di mezzofondo.
Terminata l’esperienza nell’esercito Gino Venturelli dove pensare e scegliere cosa fare da grande. “Mi iscrissi così alla Isea di Faenza, la scuola per designer progettazione e tecnologia ceramica – racconta – una facoltà che era collegata alla realtà produttiva della nostra zona, al comprensorio ceramico, e nello stesso tempo coniugava alta tecnologia e creatività. Mentre frequentavo la scuola lavoravo nello studio di Davide Scarabelli e mi pagavo la possibilità di usare il plotter per me con ore di lavoro. Se questa esperienza non generava denaro, mi ha però permesso di acquisire le conoscenze della Matita Verde, così si chiamava lo studio di Scarabelli”.
Fece la tesi su uno studio di telefoni in ceramica, progetto esposto anche alla rassegna Modena d’Autore. Il giorno dopo la tesi Gino Venturelli aveva già il suo lavoro alla Floor Gres. La sua attività all’inzio era quella in laboratorio per lo sviluppo del prodotto e delle linee di decoro. La Floor Gres è stato solo un trampolino di lancio e poco alla volta, passo dopo passo, ha scalato qualifiche e qualificati, ed è passato alla Mirage prima, periodo nel quale ha anche scritto un libro didattico sul gres porcellanato e quindi è passato alla System.
L’addio al modenese
Tre anni fa il gran balzo oltreoceano
L’avventura messicana è iniziata nel 1997. In quel periodo Gino Venturelli era a capo del marketing alla ceramica Lea, un’azienda non grande, che da dieci fa sicuramente tendenza nel mercato.
“Ero capo dell’ufficio marketing quando un giorno mi arriva una telefonata – racconta Gino – all’altro capo del telefono una signora parlava inglese e mi chiedeva se ero interessato a lavorare in America. Si trattava di un’agenzia, la più qualificata al mondo per collocare manager nelle multinazionali. Ero incuriosito. Andai con Maria Grazia, mia moglie, a Milano. Andai altre quattro volte per altrettante selezioni”.
Alla fine fu scelto fra i pochi rimasti in lizza e così si prospettò per lui la possibilità di andare in Messico. L’azienda era il gruppo Santillo Vitromex, uno dei principali gruppi industriali del Messico, con duemila miliardi di fatturato l’anno. Un colosso sul tipo della Marazzi, tanto per voler fare un paragome italiano.
“Lo stimolo di poter costruire qualcosa anche fuori dell’Italia era grande – continua Gino Venturelli – la parte economica, non lo nascondo, era molto allettante. Ho accettato”.
E’ iniziata così l’avventura che lo ha portato insieme alla moglie al di là dell’oceano. Un’esperienza anche qui dove creatività e tecnologia si fondono e dove Gino Venturelli può mettere a frutti tutta la sua esperienza e quel pizzico di creatività in più propria degli italiano.
Parla la moglie Maria Grazia che ha lasciato Modena
«E’ stata una scelta difficile
ma ci siamo trovati subito bene»
In Messico Gino Venturelli si è sicuramente distinto. L’ultimo risultato positivo in ordine di tempo, ma non l’unico, è stato il primo premio per la presentazione del prodotto ricevuto alla fiera di Orlando negli Stati Uniti, la più importante fiera della ceramica nel mondo insieme al Cersaie di Bologna.
“Ma il merito non è proprio tutto mio – ha spiegato Gino – c’è anche la collaborazione con Maria Grazia. E’ stata lei, che ha sempre lavorato in Italia nel settore della moda, a pensare come abbinare moda e caramica. Descrivere anche la ceramica come una collezione. E’ noioso presentare i nuovi prodotti con le solite spiegazioni, i soliti eventi noiosi. Abbiamo pensato ad una sfilata prima e ad un balletto poi”.
E la stessa Maria Grazia ha curato alcuni particolari dello stand e dello spettacolo: un balletto di danza moderna in una coreografia e con una scenografia di sicuro effetto, con il quale Gino ha vinto ad Orlando.
E così i creativi diventano due: Gino e Maria Grazia, perché anche Maria Grazia De Simone ha seguito il marito nella sua avventura messicana.
“E’ stata una decisione non facile – spiega – andare in Messico con Gino significava abbandonare il mio lavoro che svolgevo da 17 anni. Avevamo a Modena una vita piena interessi. Ma era una scelta da fare in due e l’ho seguito. Mi sono trovata subito bene. La zona nella quale abitiamo è al confine con gli Stati Uniti e risente molto dell’influenza americana. Ho approfondito il mio inglese viaggiando con Gino che doveva muoversi molto per lavoro. Conosco così bene il Messico e buona parte degli Stati Uniti. Sono stata contattata dall’università di Santillo per insegnare l’italiano. La gente è molto ospitale e i valori della famiglia sono molto sentiti, sia dentro che fuori l’azienda”.
E Maria Grazia ricambia l’ospitalità messicana organizzando in casa sua periodicamente delle feste per i bambini del quartiere.
(14 gennaio 2001)