Si potrebbe chiamare sindrome da albero genealogico. In nord e sud America per alcuni è diventata una vera e propria mania, per altri un hobby. Ricercano gli antenati e compongono l’albero genealogico. Così la famiglia Ravani emigrata oltreoceano nel 1861 dall’Italia, il cui ramo principale negli States è a San Francisco, ha scoperto di avere le proprie origini a Pievepelago.
E’ ormai una vera e propria moda negli Usa, nata tanti anni fa ed esplosa con l’arrivo di internet. Così, migliaia di nord americani e sud americani, non ne sono esenti gli oriundi modenesi, hanno compiuto e compiono tuttora ricerche, avvicinano rami di una stessa famigliaseparati oltre un secolo fa, raccolgono documenti, certificati di nascita e di matrimonio, indagano sul passato dei loro antenati e annotano informazioni su informazioni per costruire, nel modo più dettagliato possibile, il proprio albero genealogico, con tanto di rivoli e rami annessi e connessi.
E così anche la famiglia Ravani, che emigrò dall’Italia nel 1961, una delle prime famiglie emigrate dall’Italia negli States, ha scoperto, attraverso queste ricerche che le radici sono proprio a Fiumalbo e prima ancora a Pievepelago, riuscendo ad arrivare fino all’avo di nona generazione, tal Carlo Ravani da Pieve. Il primo Ravani americano fu invece Eugene Henry Ravani, nato a San Francisco nel 1891. All’eta di 22 anni sposò la diciottenne Lillian Quinones e trascorse tutta la sua esistenza a San Francisco occupandosi del negozio Idraulica Ravani. Morì longevo all’età di 98 anni nel 1989.
La facilità delle comunicazioni e l’avvicinamento delle distanze grazie alla rete telematica sta creando una vera e propria mania della ricerca genealogica e, se da una parte per alcuni diventa una necessità ottenere dalle autorità italiane un certificato che attesti la nascita di un nonno o di un bisnonno in Italia, necessario ai fini legali per richiedere la cittadinanza italiana; dall’altro, e sono la maggior parte, molti scalano l’albero genealogico per una sorta di vanto da pedegree, di ricerca di identità, di voglia di ritrovarsi in questa ansia da globalizzazione.
(25 marzo 2001)