Dal Modenese verso l’Africa.
In particolare all’inizio del secolo furono molti gli abitanti del nostro Appennino che lasciarono le fresche pendici del Cimone per avventurarsi sotto il caldo sole dell’Africa, privilegiata era l’Abissinia.
E proprio in Abissinia si stabilirono i fratelli Tognarelli di Roccapelago.
Emigrarono come muratori, ma divennero ben presto raffinati costruttori e realizzarono ad Addis Abeba due grandi fabbricati, uno dei quali è ora abitato dal console di Svezia.
Gli stessi fratelli, ricordando gli antichi mulini dell’Appennino, sfruttarono anche in Africa la forza motrice dell’acqua e nel fiume Akechi costruirono due mulini, strumenti preziosi in quelle terre spesso arse dal sole.
Uno di questi, a cilindri, con frantoi per la prodduzione dell’olio, rappresenta una delle prime industrie sorte in Etiopia e fu inaugurato dal Negus in persona nel 1933.
Per la loro attività Domenico e Sante Tognarelli vennero anche insigniti della Stella al Merito del Lavoro.
Un ambito riconoscimento dell’epoca.
Sulla scia dei fratelli Tognarelli partirono poi molti altri modenesi.
Nel 1935 il movimento migratorio di modenesi che si dirigeva verso l’Africa fu di 40 persone ogni mille abitanti, il che significò un totale di 1892 partenti, una delle percentuali più alte a livello nazionale.
Le rimesse arrivate a Modena in quell’anno furono di 700 lire in media, nettamente al di sotto della media nazionale che fu di 1400 lire.
Una differenza che è essenzialmente da ricondurre alla manodopera scarsamente qualificata che emigrava dalla nostra provincia e che quindi non poteva ambire a percepire remunerazioni alte.
(31 gennaio 2001)