Augusto Barbieri

Tutti lo conoscono come «Tuto», anche in Venezuela, dove è emigrato nel 1955. Il suo nome è Augusto Barbieri, nato a Vignola dove ha vissutoi suoi primi 27 anni. Di famiglia molto conosciuta in paese, abitava in località Botteghino con igenitori, sorelle e fratelli, uno dei quali Augusto, detto Magiòl, ha svolto fino a pochi anni fa l’attività di fornaio, uno dei più apprezzati a Vignola. Augusto Barbieri, o per meglio dire Tuto, quando è partito lavorava in un’officina per la riparazione di motociclette, era appassionato di motori e svolgeva anche qualche gara. Ma si appassionava ai racconti degli emigranti che tornando a casa, parlavano di paradisi sud americani, di grandi possibilità di lavoro, soprattutto per chi, come Tuto, aveva capacità e un mestiere molto richiesto.
«Così mi decisi – racconta – partii, con un paio di amici, il 12 febbraio 1955 sulla nave Castelverde dal porto di Genova. In Venezuela avevo come appoggio il fratello della mia fidanzata, di Samone, ma che viveva a Caracas».
L’impatto con la realtà venezuelana fu abbastanza tranquillo, Augusto Barbieri poteva svolgere il suo lavoro e aveva trovato subito un posto in un’officina meccanica. Ma mancava ancora qualcosa. A casa, in Italia, c’era Annalisa Lamandini e lui la voleva vicino a sè.. A quei tempi, però, difficilmente i genitori permettevano alle giovani fanciulle di avveturarsi sole, su rotte avventurose e lunghe migliaia di chilometri. Augusto non si diede per vinto, voleva la sua ragazza e la sposò, per procura, nel 1956.
«Con me, nello stesso momento c’erano altri due amici vignolesi, e anche loro si sposarono – racconta Augusto – insomma eravamo tre coppie, tre ragazzi in Venezuela e tre ragazze a Vignola, ci sposammo a distanza di migliaia di chilometri. Le tre mogli arrivarono poche settimane dopo, dopo un viaggio in aereo che per quei tempi era un vero e proprio lusso».
I primi anni in Venezuela furono tranquilli. La giovane coppia si era sistemata in un appartamentino del quartiere italiano di Caracas.
«Si può dire che il Venezuela fosse al tempo veramente un paradiso, nonostante la dittatura si lavorava, si guadagnava bene e gli emigrati stavano bene».
Dopo gli inizi da dipendente, uscì però l’intraprendenza imprenditoriale del giovane Augusto Barbieri. Prima aprì un’officina ad Alta Grazie De Orituco, con altri due soci, due vignolesi anche loro emigrati, poi, tornò a Caracas e questa volta iniziò un’attività in proprio.
A Caracas sono nati i due figli, Giuseppe, che ora ha 40 anni, due figli, e continua l’attività dirigendo l’officina del padre, e Bruno che ha 36 anni, tre figli, tre lauree e si occupa, tra le altre cose, della contabilità dell’azienda di famiglia.
«Sono tornato in Italia la prima volta nel 1961 – racconta ancora – ed ho visto che si stava un po’ meglio di quando ero partito. Era cambiato qualcosa c’era stato un certo progresso, ma in Venezuela si viveva ancora meglio».
Una piccolo pensiero, però, che un giorno sarebbe potuto rientrare stabilmente in Italia, gli era sorto. Ci aveva sperato e, infatti, nel 1972 ritorna. Mette in vendita l’officina di Caracas e arriva a Vignola dove apre un’officina e compra una casa. Ma il sistema burocratico italiano non lo convince. I figli, allora bambini che frequentano le scuole elementari e medie, non riescono ad integrarsi bene, vogliono tornare a Caracas. Così Augusto Barbieri, vende di nuovo tutto e torna ad emigrare per la seconda volta, definitivamente in Venezuela.

LA CURIOSITA’
Elettrauto del Presidente

L’officina di Augusto Barbieri, è sempre stata, una delle più importanti e prestigiose di Caracas. Per dieci anni Tuto è stato l’elettrauto di fiducia del presidente della repubblica. Riparava le Cadillac e le Rolls Royce blindate di Romolo Betancurt e ricorda ancora con apprensione l’attentato al presidente.
«Non ho vissuto per quindici giorni, ero sotto stretta sorveglianza – racconta Augusto Barbieri – quando attentarono alla vita del presidente io ero una delle poche persone, se non l’unico, che sapesse su che auto viaggiava e dove era diretto. Non scorderò mai quei momenti».
Poi dopo dieci anni, però, Tuto decise di abbadonare l’appalto per la manutenzione delle macchine presidenziali. «Era arrivata la corruzione – dice – e io non volevo immischiarmi con quel genere di cose».
Ora Augusto Barbieri ha 72 anni, è un pensionato, ricorda i tempi in cui partecipava a gare di moto e di go kart, gioca con i nipoti e, di tanto in tanto, compie viaggi nel cuore dell’Amazzonia, dove conosce i capi di alcune tribù di indios.

(21 gennaio 2001)

One thought on “Augusto Barbieri

  1. Ciao mi chiamo Massimo Borghi e sono di Vignola, ero un compagno di classe di Bruno….vorrei tanto sue notizie .

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