A Modena torna spesso perchè oltre ad esserne un estimatore, ha ancora la madre, tre fratelli e quattro sorelle che vivono in zona.
Paolo Pecorari, dopo una vita di corsa da un business all’altro, spera, non appena il figlio è in grado di prendere le redini dell’azienda, di trascorrere a Modena sei mesi all’anno. Ora è a Philadelphia, ma quando qualcuno gli chiede da dove viene, lui risponde: «da Modena, il posto più bello del mondo».
Che cosa abbia Modena da essere definito da Paolo Pecorari «il posto più bello del mondo», la gente lo chiede spesso. Paolo Pecorari, 59 anni e una vita di corsa, non ha dubbi. «Pochi sanno dov’è Modena ma io rispondo perchè a Modena ci sono Ferrari, Maserati, Bugatti, Lamborghini, anche se non proprio a Modena, e i tortellini».
Allora gli americani insistono: «Conosciamo Ferrari, Maserati, Bugatti e Lamborghini, ma chi è Tortellini? E allora io finalmente posso spiegare: sono quelli che si mangiano e si preparano con il Parmigiano Reggiano, il prosciutto e altro ancora, e aggiungo che non deve mancare il Lambrusco. Giusto per fare un po’ di pubblicità alla nostra zona».
Era il 1968 quando partì per il Canada.
«Prima, nel 1959 aprii una piccola azienda che poi chiusi nel 1965 quando mi trasferii a Roma perchè volevo entrare in politica. Rimasi a Roma per 18 mesi e quando vidi che la politica non era il mio mestiere, andai a lavorare in un’organizzazione culturale che aveva uffici a Punta Ala e in Svizzera. Poi, vidi sul Corriere una pubblicità dove si diceva che il Canada invitava persone con certe esperienze, feci la domanda ed in poche settimane riuscii ad avere il permesso di entrare in quel Paese».
Arrivò nel Nord America nel febbraio del 1968 e il giorno dopo il suo sbarco iniziò subito ad andare a lezione di inglese.
«Prima feci diversi lavori, poi con tre soci aprii una ditta, chiamata Sai Hydraulics Canada, per la vendita di motori idraulici prodotti alla Sai spa di Modena, che era di proprietà dei miei cugini. Ma quando un anno dopo i miei soci non erano più interessati all’azienda, la chiudemmo e la riaprii poco più tardi con un ufficio a Hamilton Ontario e quindi, un paio d’anni dopo mi spostai in un nuovo capannone a Stoney Creek Ontario».
Nel 1977 Paolo venne raggiunto oltre oceano dal fratello Mariano. Con l’arrivo del fratello anche l’azienda si ampliò.
«Mi spostai ad Huntsville Alabama per aprire un nuovo stabilimento che con la Brevini di Reggio Emilia avevamo deciso di impiantare». Ma il sodalizio non durò a lungo, nel 1979 le strade di Pecorari e della Brevini si divisero e fu così che arrivò in America un altro fratello: Giuseppe.
«Mentre Giuseppe si trasferiva a Philadelphia con Mariano, io mi spostai in California, vicino a San Francisco per dirigere una ditta che attraverso i miei cugini della Sai avevamo comprato».
Nel frattempo Giuseppe e Mariano avevano continuato a mandare avanti la Sai Hydraulic e avevano cominciato a vendere prodotti della reggiana Riduttori di S. Polo d’Enza. Così nel 1985 incorporammo la RR Transmissions Inc, per vendere questi prodotti separatamente dalla Sai».
La ditta si ampliò ancora una volta, ma nel 1995, per vari motivi, i fratelli si divisero.
«Mariano e Giuseppe continuarono con la Sai – continua Paolo – io continua invece con la RR Transmissions di cui sono il presidente e il maggiore azionista».
Paolo Pecorari da parecchi anni vive nel Nord America, prima in Canada poi negli Stati Uniti. Ha una bella famiglia, ma ha ancora nel cuore l’Italia. «Mi manca il mio Paese- commenta – e torno almeno due o tre volte all’anno per circa due settimane, sia per lavoro, ma anche per un po’ di vacanza. Spero in futuro di poter trascorrere almeno sei mesi all’anno. Questo non appena mio figlio avrà preso la direzione dell’azienda. La vita in America non è certo male, ma mi mancano le cose che fanno la differenza tra l’Italia e il resto del mondo».
Tra queste Paolo Pecorari elenca il calore della gente, i rapporti umani, l’amicizia e il modo di fare.
«Mi mancano le feste nei paesi dove ci si ritrova con gli amici – racconta – il bar dove si giocava a carte e si incontravano gli amici per discutere di sport, politica o altro».
E ogni tanto deve tornare a Modena, per una scorpacciata di tortellini.