Porto Real, cerca Ie sue radici nella Bassa

I discendenti degli emigrati della Bassa cercano le proprie radici. Sono ormai a decine le lettere che da Porto Real arrivano al Comune di Concordia. Si tratta di persone che cercano notizie sui parenti che i loro progenitori hanno lasciato oltre un secolo fa. E’, in pratica la ricerca di collegamento con le proprie origini che non è rimasta senza risposta, tanto che il 5 maggio 1998 una nutrita delegazione, formata dal vicesindaco, da Ivo Cremonini presidente della consulta regionale per l’emigrazione e immigrazione dell’Emilia Romagna e da altri amministratori, è partita da Concordia per andare in Brasile e,incontrare per la prima volta i discendenti degli emigrati che fondarono la comunità di Porto Real, centro nel quale vivono centinaia di oriundi modenesi, che per diversi decenni non hanno però avuto contatti con i parenti italiani.

La fondazione di Porto Real risale al 1875 quando, tra miserie ed avventure, sogni e bisogni, un gruppo di famiglie è partito da Concordia e da Novi per intraprendere il lungo viaggio verso il “nuovo” mondo, trasferendo, a 200 chilometri ad est del grande porto brasiliano di Rio De Janeiro, insieme alle proprie speranze, anche usi, costumi e tradizioni modenesi.

L’insediamento dei concordiesi a Porto Real e l’inizio della loro “colonizzazione” è testimoniato attraverso il documentato diario “I miei 56 anni in Brasile” di Enrico Secchi, maestro concordiese, uno dei protagonisti di questo viaggio e di questa emigrazione.

La storia di Enrico Secchi è l’emblematica testimonianza di un’epoca di disagi e trasformazioni, nella quale anche l’istruzione non bastava a superare le misere prospettive occupazionali di una terra povera e la ricerca di nove prospettive di vita mettevano in secondo piano i rischi di un “salto nel buio” in un nuovo sconosciuto Paese.

Gran Parte dell’economia del libro di Secchi è dedicata lla traversata transoceanica, segno evidente che questo viaggio verso l’altro capo del mondo, acquisiva, nel bene e nel male, una sorta di indelebile esperienza. Eccone un breve passaggio:

“Già si stava parlando del passaggio della Linea, cioè dell’Equatore e tutti dell’equipaggio stavano studiando la cerimonia da farsi in quella occasione. Si diceva che bisognava armarsi di grande coraggio per sopportare la grande impressione che si sarebbe sentita in quel momento! E poi che bisognava ricevere un nuovo battesimo e che sarebbe comparso in quell’occasione, Nettuno, re del mare…”.

Storia di Secchi e di 50 famiglie che partirono Quel lungo viaggio oltre Oceano

Gli emigranti modenesi arrivarono nel porto di Rio il 17 febbraio 1895. Il viaggio, durato quasi due mesi, era durato più del previsto a causa delle condizioni del tempo. In alcuni casi la bonaccia aveva impedito al veliero di procedere e in altri il forte vento contrario aveva addirittura fatto retrocedere l’imbarcazione di miglia. Le 50 famiglie furono subito fatte trasferire in una colonia a pochi km da Rio in attesa del passaggio a Santa Catarina, che non poteva avvenire subito in quanto nella zona era presente un’epidemia di febbre gialla. Quando finalmente giunse il permesso per il trasferimento, i coloni fecero sapere alle autorià che preferivano, stanti le buone condizioni climatiche del luogo e per la vicinanza alla stazione ferroviaria e per le relazioni già fatte con altri coloni esistenti, stabilirsi a Porto Real.

In breve tempo le 50 famiglie modenesi, alle quali in seguito se ne aggiunsero altre, insieme a parenti e amici provenienti dall’Italia, ma anche da altre parti del sud America, riuscirono a creare una funzionale e ben strutturata colonia, che venne visitata spesso da ambasciatori e ministri stranieri, e anche dall’imperatore don Pedro II, accompagnato dal ministro dell’agricoltura brasiliano.

In Brasile Enrico Secchi passò 56 anni, sposò Cleonice Tavernari, nipote di Clementina, ed ebbe 4 figlie. Fu maestro, direttore di colonia, di fazenda, corrispondente consolare e reggente del Regio vice consolato di Juiz de Fora.